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Channel: Al cinema con i nostri bimbi (aka ScreenWEEK.it Kids) » 2012
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Kiki consegne a domicilio: ecco la nostra recensione del film del Maestro Miyazaki

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Nel panorama dell’animazione tradizionale, l’arte del Maestro giapponese Hayao Miyazaki è di sicuro tra le più raffinate e senza tempo. Ecco perché c’è sempre da gioire dell’appuntamento con i suoi capolavori passati, firmati per l’ormai storico Studio Ghibli, che Lucky Red sta riportando uno a uno sul grande schermo. Quest’anno è la volta del lungometraggio del 1989 Kiki consegne a domicilio: un’opera al solito delicata, quasi lieve e piena di immaginazione, ma con un sottofondo malinconico e agrodolce che la rende tra le più adulte del regista, degna anticipatrice di quelli che saranno fiori all’occhiello della sua splendida filmografia come Porco Rosso, La Città Incantata o Il Castello Errante di Howl.

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La storia è quella di Kiki, una giovane streghetta che a 13 anni deve abbandonare la casa dei genitori per trasferirsi in una nuova città e dimostrare di sapersela cavare da sola. Questo è infatti quello che vuole la tradizione, e così la giovane maga, accompagnata dal fedele gatto parlante Jiji, si mette a cavallo di una scopa alla ricerca del posto dove esercitare i propri poteri. Peccato che la sua unica abilità sia quella di volare alto nel cielo, e l’unico lavoro che riesce a inventarsi è una specie di servizio di pony express fluttuante, che svolge in una ridente località di mare. Le difficoltà sono molte, ma grazie all’aiuto di persone amichevoli e grazie al suo animo onesto, operoso e altruista, Kiki riesce pian piano ad ambientarsi nella nuova condizione, tanto da aprirsi anche a una tenera amicizia con un ragazzo di nome Tombo.La vita, però, a volte riserva dei momenti bui quando meno lo si aspetta, e così anche la streghetta finirà per affrontare il confronto più duro di tutti: quello con i suoi dubbi e le sue insicurezze.

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Come sempre succede nei film di Miyazaki, i disegni tondeggianti dal tratto tenero e i colori saturi dalle tonalità pastello rendono l’atmosfera immaginifica e incantata sin dalle primissime scene. Eppure, il vestito nero di cui Kiki si deve fare portatrice in quanto giovane fattucchiera, ci suggerisce subito quanto profonda sia la sua avventura, in apparenza molto leggera e spensierata. La prova che la protagonista deve affrontare non ha quasi nulla di fiabesco: non ci sono castelli, draghi né creature magiche, fatta eccezione per la stessa Kiki e il suo micio parlante. Questo perché il personaggio non vuole essere un’eroina classica, ma una rappresentazione solo un po’ più fantasiosa di un’adolescente qualsiasi, messa di fronte alle prime prove, anche piccole, della vita, di cui la più oscura può essere proprio quella depressione e quel senso di inadeguatezza di cui ogni tanto si può cadere preda agli albori dell’esistenza adulta.

kiki consegne a domicilio

Per la sua complessità e il tono un po’ serioso dell’ultima parte del film, Kiki consegne a domicilio all’epoca uscì negli USA con delle piccole modifiche per renderne meno complessa la comprensione. Non è fortunatamente questo il caso della versione che torna sui nostri schermi, che di sicuro potrà essere apprezzata pienamente più da adolescenti e adulti, ma che con il suo linguaggio immediato e sempre intriso di delicatezza, secondo noi non avrà problemi a parlare anche ai più piccoli, alla loro innata capacità di intuire sentimenti ed emozioni. Miyazaki d’altra parte ha un’abilità unica, che rende questa come altre opere assolutamente imperdibili: quella di saper toccare le corde anche più dolenti dell’animo umano, ma di farlo con una discrezione tale che sembra quasi chiedere allo spettatore il permesso di commuoverlo.

Per una panoramica delle uscite di questa settimana, vi rimandiamo al consueto appuntamento con lo ScreenWEEKend speciale Kids: cosa vedere al cinema con i nostri bimbi.


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